Omelia al funerale di Angela

Padre Carmine Arice, ssc
“Quando vi avrò preparato un posto ritornerò e vi prenderò con me”.

Cara Angela per te questa parola del Vangelo si è compiuta mercoledì quando, nel silenzio della notte, il Signore è venuto e ti ha portata nella casa del Padre suo a Padre nostro, Colui nel quale, per tutta la tua vita, hai posto la tua forte fede, non raramente messa alla prova, ma sempre più forte della tribolazione che non ti è stata risparmiata.
Nel cuore di tutti i membri della famiglia cottolenghina oggi albergano due
sentimenti generati dalla tua morte improvvisa: il dolore del distacco dalla tua presenza
fisica tra noi, e la riconoscenza di averti avuto come sorella e compagna di viaggio in questa
Casa, che per 71 anni ha avuto la gioia e l’onore di accoglierti.
Sono certo che i medesimi sentimenti sono presenti anche nei tuoi familiari di sangue,
che sempre ti hanno amata e accompagnata, anche quando, all’età di 6 anni, dopo la morte
della tua cara mamma, sei stata amorevolmente accompagnata a Torino perché potessi
ricevere tuto quello di cui avevi bisogno, in un ambiente nel quale la tua fragile vita potesse
essere riconosciuta come sacra, dignitosa e meritevole di tutto il bene e l’amore possibile.
Pensando alla tua vita, ora che tutto si è compiuto, sorge spontaneo ringraziare il
Signore per i suoi innumerevoli doni con i quali ha voluto rendere la tua disabilità il luogo
nel quale si rivelasse la tua abilità spirituale e umana. Fin dalla tua infanzia la tua volontà è
stata più forte delle tue difficoltà e privata della vista hai imparato un altro sguardo sulla
vita e sulla storia; privata della parola hai imparato a comunicare con tutta te stessa, privata
del tuo udito hai imparato ad ascoltare l’essenziale, quello che è invisibile agli occhi come
insegnava il piccolo principe, ma che rende possibile una vita anche così difficile per il senso
che è capace di dare.
E così la domanda sorge spontanea: siamo noi – famiglia cottolenghina, in primis le
tante suore che ti sono prese cura di te con amore di madre – quelli che sono stati un dono
per te o sei tu che ti sei stato un parola di bontà e bellezza per noi? Forse la cosa è stata
reciproca. Infatti, se è innegabile che la tua fragile vita aveva bisogno di qualcuno che fosse
per te vista, udito e parola, è altrettanto vero che il dono di conoscerti e frequentarti
restituiva luce, verità e senso. Lo possono dire i tanti volontari che ti hanno conosciuta, così
pure i numerosi giovani che hai incontrato durante le loro visite alla Piccola Casa. Lo
possono dire i papi che hai avuto la gioia di salutare e i politici, compreso i Presidenti della
Repubblica, che hanno avuto l’onore di incontrarti.
Sì l’essenziale è invisibile agli occhi e tu, piccolo principe di casa nostra ce lo hai
dimostrato. Quanti in questo momento potrebbero raccontare storie, episodi, fatti concreti…
perché un incontro con te non era mai banale. Sconfitti nel nostro egoismo dalla tua serenità
eravamo edificati dalla tua fede che tu coltivavi con impegno nella preghiera,
nell’affidamento e in quella totale adesione alla volontà del Signore che è la sorgente di ogni
santità.
Tra i tanti incontri avuti con te, cara Angela, in questo momento ne vorrei ricordare
uno. Era l’estate del 1990 e uno dei tanti gruppi che ho accompagnato ad incontrarti, ha
iniziato la conversazione con te guardandoti con pietà e soprattutto riconoscente a Dio per
non aver avuto la medesima sventura. Se i giovani erano timorosi, tu eri libera e così di
fronte alla loro titubanza hai dichiarato: “Chiedetemi tutto quello che volete”. Le prime
domande erano piuttosto banali, nel timore di ferire la tua sensibilità! Ma quando tu hai
detto, mediante quelle mani che parlavano al posto della tua voce: “su, coraggio, tutto qui
quello che volete sapere?” un giovane ha osato farti la domanda più vera: “non sei
arrabbiata con Dio?” è emersa tutta la tua bellezza.
Indimenticabile la tua risposta, tanto semplice quanto saggia, degna di un Dottore
della Chiesa, o molto più semplicemente di una persona che ha preso sul serio il suo
battesimo e la sua professione di fede. Ricordo con precisione le tue parole che ho subito
trascritto: “Mi sono trovata davanti a un bivio dove dovevo scegliere: o dicevo di no a Dio
per questa situazione, con rabbia e ribellione, e qualcosa mi diceva che avrei avuto
tribolazioni ancora più grandi, o provavo ad arrendermi alla sua volontà! Intuivo che questo
avrebbe potuto darmi la pace del cuore. Ci ho provato e sono contenta e la mia vita è piena
della presenza del Signore. Ogni giorno è un dono grande da vivere in pienezza”. Ricordo
che dopo questa risposta il silenzio tra i giovani era tornato più grande di prima. La pietà si
è trasformata in ammirazione e lo sguardo di commiserazione ha lasciato posto a lacrime di
commozione. Dopo un attimo hai sfoderato il colpo finale: “Perché non provate anche voi?”.
Cara Angela, questo stesso messaggio ora lo lasci anche a noi che siamo in questa
Chiesa a celebrare il tuo funerale: “perché non provate anche voi a non lasciarvi abbattere
dalle vostre disabilità piccole o grandi che siano, visibili o invisibili? Perché non provate
anche voi a puntare tutto su quell’essenziale che è invisibile agli occhi ma che è capace di
rendere possibile una vita anche se ferita in modo così forte? Perché non provate anche voi
a pregare sul serio come ho fatto io andando in pellegrinaggio a Lourdes o semplicemente
al santuario della Consolata e chiedere a Maria il dono della fede e del compimento della
volontà di Dio senza condizioni”
Cara Angela non penso che sia stato Dio a volerti umanamente così fragile, sono certo
però che è stato Dio a volerti così felice, così forte; sono certo che è stato lui ad accompagnarti
giorno per giorno, anche in quelli difficili che non sono mancati nemmeno per te, perché la
tua vita diventasse un capolavoro dello Spirito santo e in un mondo talvolta così vuoto di
valori veri e superficiale nel suo giudizio, tu silenziosamente gridassi: amici l’essenziale è
invisibile agli occhi!
Grazie Angela perché se Dio è stata la sorgente di ogni bene, tu a quella fonte di
grazia hai liberamente bevuto, ti sei dissetata così tanto da diventare strumento di grazia
per molti. Ora sei nella casa del Padre, e se su questa terra l’amore è stato più forte della
tribolazione e per questo non ti ha separato da Cristo, ora nel Cielo guardi in pienezza lo
splendore di Dio, ascolti con gusto il canto degli angeli e unisci la tua voce a quella dei santi
per lodare in Eterno la sua misericordia. Ora sei con la Vergine Madre che tanto hai amato
e con il Santo Cottolengo, tuo e nostro padre su questa terra, benediciamo il Signore e
cantiamo Deo gratias!
E se su questa terra, ogni volta che ti ho incontrato mi hai promesso la tua preghiera
esortandomi ad andare avanti senza timore, tanto più ora che sei nel Cielo sò, come tutta la
famiglia cottolengina, di poter contare sulla tua preghiera perché il Signore ci doni lo Spirito
Santo e ci aiuti a vedere che l’essenziale è invisibile agli occhi. Grazie Angela! Riposa in
pace!

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